Intervista Istituto De Carneri
Oggi conosciamo Francesco Apuzzo docente esterno di comunicazione e marketing per le classi 3-4-5 turistico del nostro istituto. Ciao Francesco , partiamo dalla tua formazione… R. Gran bella parola, formazione! Se con questa domanda intendi istruzione e quindi il mio titolo di studio allora la risposta è Laurea in Economia e Commercio, se intendi formazione ti posso parlare di un percorso di miglioramento continuo delle mie conoscenze, capacità e competenze iniziato proprio durante gli anni dell’Università grazie alla associazione internazionale di studenti universitari AIESEC di cui ho fatto parte attivamente (ancora oggi come “alumno” del comitato locale di Trento). Formazione che sta continuando tuttora e che prosegue in parallelo con la mia attività professionale, grazie anche all’interazione con gli studenti dell’Istituto Ivo De Carneri. Perché avevi deciso di cercare opportunità lavorative all’estero, e perché hai preso la decisione di ritornare in Italia? R. Correva l’anno 2004 ed era arrivato il momento, dopo alcuni anni di lavoro in Italia come dipendente di una multinazionale prima e come consulente aziendale poi, di ampliare la mia formazione con una esperienza all’estero. In realtà avendo già avuto esperienze di lavoro abbastanza complesse nessuno voleva “spedirmi” all’estero con mansioni considerate più semplici (avrei ricominciato da capo, pur di andare) e quindi ho risolto con l’iscrizione ad un corso FSE che prevedeva lo stage all’estero. Il Paese di destinazione è stato la Romania, allora in grande fermento per lo sviluppo di progetti finanziati dall’Unione Europea che ne avrebbero agevolato l’ingresso nel 2007, assieme alla Bulgaria. Lo stage si è poi trasformato in lavoro, come libero professionista e il ritorno in Italia definitivo è avvenuto perché si stavano piano piano aprendo le porte per un’altra passione lavorativa che avevo “sentito”, sempre durante AIESEC, ossia la formazione. E quindi dopo anni di traslochi in varie città italiane e poi all’estero, ho stabilito la mia base di lavoro a Trento, come formatore e consulente aziendale. Ho voluto mantenere la possibilità di lavorare anche fuori dai confini trentini (e qualche volta italiani) divenendo socio di Performando, società di consulenza manageriale con sede a Padova. Che cosa sono per te comunicazione e marketing? R. Ho studiato marketing all’estero, in Olanda, durante il periodo Erasmus, in un Paese in cui ogni studente utilizzava termini di marketing anche per la preparazione delle feste studentesche. Ho poi continuato a seguirlo ed approfondirlo, tramite la frequenza di corsi e workshop specifici, la lettura di libri, l’aggiornamento costante on line e il confronto diretto con le persone, del settore e non. D’altronde il marketing è sempre in evoluzione. La comunicazione è alla base del marketing, e non solo. E’ alla base di tutto, sia a livello lavorativo sia per i rapporti personali. Sto cercando di diventare “cintura nera di feedback”, ossia sono sempre più convinto che la comunicazione sia in minor parte relativa al nostro modo di utilizzare le componenti verbali e paraverbali, e in gran parte nella capacità di ascoltare la comunicazione degli altri. Cerco di trasmettere questo agli studenti del turistico, favorendo il più possibile la loro concentrazione sulla comunicazione del cliente, oltre naturalmente alla loro. Ho anche l’opportunità di approfondire la comunicazione ed il marketing interculturali come docente di Sociologia della Multiculturalità presso l’istituto Universitario ISIT di Trento e, una volta all’anno in qualità di relatore esterno, al corso di Gestione delle Imprese per la Laurea in Lingue Moderne presso l’Università di Trento. Come associ la comunicazione e il marketing nel settore turistico/alberghiero? R. Amo viaggiare, mi rendo conto che ci sono ancora una infinità di posti dove vorrei andare, come mi rendo conto che per vederli tutti dovrei cambiare tipologia di vita! Ho dormito in più di 200 tra alberghi, hotel, B&B, ostelli, campeggi, dormitori ferroviari, dalle 5 stelle Superior con Reception e Concierge fino ai low-cost hotel dove si entra con la carta di credito e non esiste personale di accoglienza. Quindi, a meno che il posto dove fermarsi non sia l’unico nel raggio di 100 km e il cliente sia arrivato in bicicletta (e stia piovendo) ogni struttura ricettiva sa che ha una forte concorrenza e quindi deve utilizzare al meglio gli strumenti di comunicazione e marketing per avere sempre nuovi clienti (e fidelizzare chi ci è già stato). E soprattutto deve essersi reso conto che da qualche anno non è più solo la struttura che si promuove, ma sono i clienti stessi che ne parlano (nel bene e nel male) al punto tale che capita sempre più spesso di non visitare più i siti degli alberghi, ma di andare a leggere i giudizi e riservare una stanza direttamente su specifici motori di ricerca e prenotazione on line. Questa, oltre che per gli albergatori, è una grande sfida (e di conseguenza una opportunità) anche per le agenzie turistiche. Quanto è importante saper sviluppare strategie commerciali che integrano tecniche di comunicazione tradizionali con quelle del Web 2.0? R. Importante non è abbastanza. E’ fondamentale, strategico, forse per alcune specifiche attività addirittura funzionale alla sopravvivenza dell’idea di business. Ci sono molte nuove figure professionali nel mercato del lavoro (questo interessa direttamente gli studenti) che si dedicano con elevata competenza a questa integrazione: corrispondono ad esempio ai nomi di web content manager, social media strategist, etc. Naturalmente la persona “reale” è la prima risorsa su cui investire, in termini di formazione e preparazione. Ma non basta più, questa persona deve essere coordinata con tutte le informazioni che riguardano la sua attività, sia per la comunicazione strategica della azienda per cui lavora sia per quello che dicono gli altri (clienti e non). La stessa notizia, informazione, prodotto, servizio devono essere raccontati in modi differenti su ogni canale di comunicazione 2.0 (con una attenzione crescente al web 3.0!). Il sito, la brochure, il depliant, la pagina facebook, il tweet, la foto su Instagram, l’immagine su Pinterest, il check-in su foursquare (e altri che forse ancora non conosciamo) devono comunicare la stessa informazione con modalità diverse per soddisfare utenti differenti. Questo è un nuovo lavoro, che va affidato a specialisti. Naturalmente la conoscenza delle lingue, intendo delle lingue oltre all’inglese, è condizione necessaria anche solo per comprendere “cosa sta succedendo in giro”! Come vedi il mondo della comunicazione italiana dal tuo punto di vista specialistico? R. Italiana è un po’ troppo, posso riferirmi al mondo degli utenti che incontro, come dico sempre “dai 16 a 72 anni”. Riprendo quello che ho detto poco sopra, molta comunicazione monodirezionale e ancora molte possibilità di miglioramento nell’ascolto, il che rappresenta una grande opportunità per chi vuole emergere in questo settore, sicuramente già molto affollato ma non sempre di professionalità adeguate. Un esempio su tutti, se hai una identità (profilo) Twitter con circa 2000 follower e tu ne segui (ascolti) solo 30, c’è qualcosa che non va. Inoltre, siamo sempre attaccati ai media ma, dato l’impressionante numero di informazioni, è sempre più difficile assimilarne i messaggi. Ci sono centri italiani che consiglieresti ai nostri giovani studenti post-diploma interessati a sviluppare le tue materie? Inoltre quali sono, a tuo parere, le opportunità professionali? R. A tutti gli studenti che incontro suggerisco di valutare il percorso universitario, anche solo triennale, arricchendolo di esperienze associative, di studio e stage all’estero (le Istituzioni Accademiche stesse propongono molte offerte in questo senso). L’offerta Universitaria in generale (trentina quella che conosco meglio) pubblica e privata, è valida e offre molte delle opportunità di cui sopra. Il lavoro può iniziare già durante gli studi e le opportunità professionali nel settore del turismo sono molte, è un settore in continuo sviluppo ed evoluzione, il che vuol dire che le offerte di lavoro non sono più quelle tradizionali, ma ci sono. Inoltre vanno molto “di moda” le Start-up, da prendere in considerazione come la creazione di una vera e propria attività imprenditoriale (impresa). A parte il nome “cool”, che potrebbe farla sembrare più semplice di quello che è, va valutata attentamente in quanto non c’è solo la fase di Start-up, ci sono anche le fasi successive da tenere in considerazione (la redditività, il lavoro di squadra, il punto di pareggio…). Quindi le opportunità sono molte, i temi sono trasversali ad ogni settore economica, importante è cercare di avere una visione del proprio futuro che unisca motivazione e conoscenza dei mercati di riferimento. Restando in tema “scolastico”… Stabilendo un confronto tra gli studenti di ieri insieme ai quali ti sei formato e gli studenti di oggi che seguono i tuoi corsi, quali constatazioni, pregi o difetti senti di poter rimarcare? R. Correva l’anno 1992, uscivo dal Liceo Da Vinci di Trento con l’idea di proseguire con Economia e Commercio perché mi sembrava di continuare sulla stessa linea, ossia con una vasta offerta di materie e pensando di dover solo cambiare la modalità di studio. Naturalmente non è stato così semplice, posso comunque dire che mi è andata bene perché in effetti la mia piccola “visione” della motivazione a studiare materie diverse era valida. Naturalmente poteva anche andarmi male, ho scelto quasi da solo senza poter confrontarmi con molte figure esterne (a parte un po’ di orientamento sulle Università, ma sotto forma di presentazioni). Voglio con questo dire che gli studenti hanno oggi molte più possibilità di interagire con l’esterno e di avere “consulenze” specifiche per la scelta del proprio futuro, lavorativo o di studio. La mia presenza, e quella di altri professionisti, al De Carneri ne è un esempio. La scuola cambia, si evolve, si confronta con modelli di Paesi stranieri che fino a qualche anno fa non venivano presi in considerazione perché non c’era una mobilità così elevata di persone in mercati del lavoro diversi dai propri. Quindi, relativamente alle Scuole in cui ho potuto lavorare, e in particolare all’Istituto De Carneri, ritengo che la preparazione degli studenti sia adeguata grazie alla sinergia tra istruzione e formazione, sia da parte dei docenti interni che di quelli esterni. Un’ultima domanda: dal tuo punto di vista, che consigli daresti ai nostri studenti? R. La mia “missione” in aula è quella di rappresentare il più possibile il mondo esterno, per cui i miei consigli sono tutti gli esercizi e le simulazioni che propongo agli studenti, cercando di stimolare l’interesse di tutti e tenendo in considerazione le diverse motivazioni che accompagnano i ragazzi in questi tre anni. E, nel mentre, attendo che le domande nascano direttamente da loro, che le sentano proprie e che quindi il consiglio si trasformi in, diciamolo pure, una attività di consulenza individuale! Francesco, grazie veramente per averci concesso questa breve intervista. R. Grazie a voi per l’ospitalità e per l’opportunità di formarmi assieme ai vostri studenti! Leggi l’articolo sul sito dell’Istituto Ivo De Carneri
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